Mila Vlašić - Gvozdić
UN SOFFIO DELLA
TERRA
DI ERZEGOVINAPoesie scelte e tradotte da
Giacomo ScottiCoop-ed "LA SFINGE" - Napoli
BIBLIOTECA
"POESIA JUGOSLAVA"L`AUTRICE
Nata a Sovići (Mostar, Erzegovina), MILA VLAŠIĆ - GVOZDIĆ si laureo presso la Scuola pedagogica superiore di Sarajevo e, in lettere, presso la Facolta di filosofia di Lubiana. E`docente di metodica della lingua presso la Accademia pedagogica di Lubiana, autrice di numerose opere pedagogiche. Traduce in serbocroato poeti sloveni.
Come poetessa in proprio ha pubblicato la siloge UČINILO MI SE DA SU ZVIJEZDE (Mi parve che le stelle, Mostar 1969) collaborando inoltre a numerose riviste letterarie della Jugoslavia. Della sua poesia hanno scritto valenti sritici: Janko Moder, Refik Hamzić, Marjana Kunej, Safet Burina ed altri, compresa la celebre poetessa Desanka Maksimović, bardo della poesia jugoslava.
Nella schiera dei poeti dalla seconda generazione postbellica in Jugoslavia, Mila Vlašić - Gvozdić é una voce solitaria, tutta pervasa di lirismo e di accenti umanissimi, poetesa della poesia.Giacomo Scotti
SOLTANTO IL MIO RESPIROe le albe sanno le piogge e le bore natura solitaria irripetibile.In un cantuccio di paradiso discorro con le tortore per completare il tempo della mia terraIo cotogno serbato nello scrigno.L'INTERO MONDO DELLA TERRA MIA ABITA IN MEMi aggiro sopra i colli per sentieri irraggiungibili. Le mie soste sottili tremiti.MIA MADREFiglia cara carissima mia resta ancora qualche giorno non sono,ancora sazia di vederti.SULL´ASPRO DURO CARSOselvaggia pietra carsicaLa pietraia del Carso landa rocciosaSul Carso roccioso terra assetataTerra monte con sette Montagne do´roOgni montagna sette miracoli Ogni miracolo sotto sette stelleIo rocciosa sulle mie Montagne come roccia erzegoveseDUE VOLTE CINQUECENTOe ancora un´intera notte insonne sta viaggiando il mio caro fino a me Giá sette monti ha passato da quelli ha strappato tutte le notti Sette epoche in sette fiumi ha versato per la gioia.SETTE SORCENTIdai miei monti sgorgano.Sette sorgenti cercano il loro corso.Uscii silenziosa dalla reggia abbandonata.SE FOSSI RIMASTA CONTADINELLAsarei una pastorella col fazzoletto in testa con un ricamo in mano con un gregge di pecoreAd ogni saivia darei un nomeImparerei a tenere il fuso in mano a Sovici.CLI AVI FALCIARONO CLI ANTICISSIMI PRATIIn me dorme il profumo del fieno da loro falciato.IN MEZZO AL SOLE CHIAROin mezzo alla pietraia ardente i miei avi trovarono una pezzuola di terra. Qui arrivano i venti qui sogna la luna. Nel pozzo qorgoglia l´acqua da sempre. Se non riuscii a sciogliere le trecce in mezzo al sole chiaro in mezzo all´ardente pietraia come faro˛ a serbare ora,a Sovici l´ultimo fumo?NON SO SE ANCORA QUALCUNO SI E´ACCORTOche lasciai l´infanzia sul Carso lungo il fiume Neretva portando due trecce e un fiore di cillegio nei capeili.SONO UN SOFFIO DI VITA DELLA TERRA DI ERZEGOVINAE sono il ritmo della pietraia dai primordi. Io bianca d'infanzia, infanzia bianca,amore, pensiero lucente.Io arnia d'api,chicco maturo nel granaio, io salvia radicata.Io postera di adunate di filatrici, canto e odore di tabacco, custode del focolare degli avi.Io vino aspro non bevuto, io mai tutta svelata, io Neretva che scorre.Offerta alla vita,mi desto col sorgere del Sole come i miei avi dei tempi antichi. Porto in me l'eredita solare e il sorriso per il Domani.SCORRENDO VERSO IL MAREporti il profumo della tua terra e scorri ignorando il tempo. Nel tuo viaggio non ti privi dei sogni fiume inventivo. Sull'onde tue dormienti riposano le stelle fedeli.Quante vite tu vivi? Sono uguali e diverse. Ti offri alle labbra del mare.Scorri, scorro anch'io. Te il Sud me il Nord invita. Ti attendero misterioso sul sentiero solitario nel vigneto presso il vecchio pozzo con una manciata'di fichi maturi. Porto il desiderio e un amore inspiegabile.(Dal poema "Alla Neretva")LA PRIMAVERA MI DONO'UN SORRISOAvvolta in un velo rincorsi la mia voce avviandomi al passo silenzioso dell'amore. La luna attendeva dietro la collina per salutarmi. Fece un cenno col capo. La primavera mi donó un sorriso.Gli alberi si sollevarono in punta di piedi agitando i rami al saluto. Una nuvola che riposava in un angolo del cielo volo˛ verso di me come un uccello. Anche le montagne tesero le braccia. Pareva che anch'esse volessero seguirmi. Compresi di aver scelto la via giusta.Affacciata alla finestra inseguo con lo sguardo l'intero mio passato. Esso si volta indietro. Ascolto le sue voci. Fra quelle riecheggiano piú forte i bubboli dell'infanzia.Scorre il tempo dalla fonte perenne, la vita chiede amore e tenerezza. E un pocco di speranza.Ad essa mi rivolsi. Quante volte raccolsi la forza per spegnere il lamento che in me cova! E'forse la memoria dal fondo della tristezza? Le lucciole del mio occhio trattengono migliaia di giorni solitari.Con i mandorli in fiore fra le macchie di more attraverso il silenzio arrivo fino a me il mago dell'eterno vagabondare. Mi ammalio col sbffio delle sere del Sud dove sull'aie dormono i grilli da dove si spande il profumo del'elicriso del mio Carso.Arrivo a me la brezza a raccontarmi la storia della Pietra della saggezza. E'la favola del sacro amore e l'Amore che é il Domani semore uguali come l'Ieri. E'la favola delle mie speranze. Ebbra,tesi le braccia ma le mie dita restarono sole nella brezza invisibile.VIENIAttento a non smarrirti Le strade sono scomparse sotto petali di teneri fioriMi troverai ancora nel soffio della primavera anche se cadono dai rami i fiori di ciliegio Ti attendo nel recinto del mio giardino.Sono tue le mie primavere Dagli alberi,ecco,spuntano nuovi germogliVieni non potrei raccogliere da sola i frutti.NELLA NATIVA ERZEGOVINAdue stelle scesero nei miei occhi neriQualcuno potra piu facilmente trovarmi.COL SILENZIO NEGLI OCCHIcon me dentro di me col sogno nella veglia non posso confidarmi con nessuno.MI VOLSInon mi ero accorta che il tempo era passato accanto a me.NESSUNO SI ACCORGE che in me. sono favilla.PERLE PURISSIMEle lacrime i miei gioielli.LA MIA VETTANel fondo di me la mia gloria nell'enigma dorme.IO NEL MIO RITOio in me con me io nella fiamma miaIN SOLITUDINEsogno il paesaggio del Carso nativo raggiungo la piu albale aurora impossibile.AVEVO GLI OCCHI BELLI E GRANDImentre attendevo il Sole. Nel sorriso portavo il giorno Celavo nei capelli la mia stella.NERETVA,ACQUA VIVAsaltellanteio viva scintilla che scorre.IO IRRIPETIBILEil mio fiume Neretva sempiterno.SEI ENTRATO NEL MIO SOGNOpercio non voglio ridestarmi.INDICEL'AUTRICE Soltanto il mio respiro L'intero mondo della terra mia Mia madre Sull'aspro duro carso Due volte cinquecento Sette sorgenti Se fossi rimasta contadinella Gli avi falciarono gli antichissimi prati Non so se ancora qualcuno si e accorto Sono un soffio di vita Scorrendo verso il mare La primavera mi dono un sorriso I-VI Vieni Nella nativa Erzegovina Col silenzio negli occhi Mi volsi Nessuno si accorge Perle purissime La mia vetta lo nel mio rito In solitudine Avevo gli occhi belli e grandi Neretva,acqua viva lo irripetibile